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 RIBEIRO  COUTO (1898-1963) 
 
 Ribeiro Couto é nato in Santos il 12 marzo  1898. A soli tre anni perdeva il padre. Infanzia povera e triste. Terminati gli studi liceali nella sua città,  passava a S. Paulo, dove si iscriveva nella Facoltà di Giurisprudenza,  lavorando insieme dapprima come correttore di bozze e poi come glornalista in  quella stampa. Nel 1918 si trasferiva a Rio de Janeiro, continuandovi gli studi  e l'attivitd giornalistica e laureandovisi l'anno successivo. Nel 1921 pubblicava il suo primo libro di  versi; nel 1922 ïl suo primo di racconti. Ammalatosi di tubercolosi polmonare tanto  gravemente da dover praticare il pneumotorace dal 1923 al 1925, s'era fin. dal  '22 stabilito nel villaggio di Campos  do Jordão, famosa stazione montana a 1.500  m., nello Stato di S. Paulo. Fino al 1928 visse in quella e poi in altre  località di montagna di S. Paulo e di Minas Cerais.  Alla fine del 1928, guarito, riprese il  posto di addetto al Consolato di Marsiglia, per il quale era stato nominato nel  '22, avendo dovuto dimettersene per causa della  malattia. Dal 1928 in poi ha percorso i  vari gradi della carriera diplomatica, fino a Ministro, passando successivamente  per Parigi, l'Aia, Lisbona, Ginevra e ancora  Parigi, dove nel 1946 partecipava ai lavori  della Conferenza per la pace. Dal '40 al '43 aveva visitato in missione l'Uruguai,  l'Argentina, Cuba e gli Stati Uniti. Dal 1947 è Ministro Plenipotenziario del  Brasile in Belgrado.   Ribeiro Couto è, dal 1934, socio della  Academia Brasileira de Letras, e dal 1944 socio corrispondente della Academia  de Ciências, di Lisbona. (1952)       CHIOCCHIO, Anton Angelo.  Cinque notturni brasiiani.   Rio de Janeiro, GB: Edições GRD, 1964.  31 p.   14x22 cm.   “ Anton Angelo  Chiocchio “  Inclui poemas  (em Português e Italiano traduzidos por Anton Angelo Chiocchio) de Tasso da  Silveira (Noturno/Nottuno); Murilo  Araujo (Canção da lua que lava/Canzone dela luna lavandai); Cecília  Meireles (Retrato em luar/Ritrato al chiar di luna); Vinicius de Moraes (O  Poeta e a lua/Il poeta e l aluna); Ribeiro Couto (Luar do Sertão/Luna agreste).  
                      
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                          LUNA AGRESTE   Trad.  Anton Angelo Chiocchio   Che  bello trottar Coi  morello! Già è  scuro sul  moto tratturo. Lontano, nel  vasto orizzonte montano, um  poscolo vano di  nuvole. Molle di  pioggia, la  strada selvaggia affretta al  ritorno: la  teglia che  bolle, caffè sigaretta, nel  forno la  legna che  abbaglia e che  crepita, in  câmera um´amaca dondola e  raglia. Che  dolce trottare e  sognare la  Donna che  veglia nel  rancho di  paglia!   Che  sono, due  lucciole? Brillano fissi dall´ombra del  raro macchione due  occhi: due  lucciole, è  chiaro; ma  esplode um  sparo.   Ora  lato è il  silenzio nel  vasto orizzonte montano.   Lontano, la  Giovane aspetta sul  ciglio del  viottolo.   Dietro la  vetta comincia, rossiccia, la luna a  spuntare.   “Perchè non si  sentono ancora, o mio  snello morello, trottare i tuoi  zoccoli? Eppure dovevi arrivare a  quest´ora...”. E fuma il  cafffè; tenerezza, tepore; profuma la  brezza notturna e la  luna resseggia. Che  bello aspettare e  l´amaca far  dondolare!   É bello aspettare! Ma il  fuoco s´è  spento. Già  alta nel  vento la luna veleggia. Nell´amaca, queite, la  Donna s´appisola. Albeggia. | 
                              LUAR DO SERTÃO   Ao  trote Do  baio, Na  estrada Deserta, que  bom! Anoitece. Ao  longe, No  vasto Horizonte Da  serra, O pasto Parece Suspenso Das  nuvens. Molhada De  chuva A  estrada Deserta Prolonga A  esperança Da boa Pousada: Café Com  mistura; Cigarro De  palha; Na  escura Cozinha, Tições Que  chamejam; Na sala Em  silêncio, A rede Que  range. Ao  trote Do  baio, Que  doce Lembrança O rosto da moça   Que  mora Na  serra, No  rancho De  palha!   Serão Vaga-lumes? Na  sombra Da  noite,   Dois  olhos Espiam Perdidos Na  moita. Serão Vaga-lumes. De  súbito Um  tiro.   Agora, No  vasto Horizonte Da  serra, Silêncio.   Ao  longe, Na  beira Da  estrada, A moça Esperando. A lua Vermelha Por  cima Da  serra Começa A  apontar. Por que Tarda  tanto O trote Do baio Na  estrada Deserta? “Falou Que  passava Na boca Da  noite.”   Café Com  mistura, Calor E  ternura, Que  noite Bonita Com a  lua Vermelha Por  cima Da  serra! Na rede Que  range, Quem  bom esperar!   Que bom  esperar! Porém, Na  cozinha O fogo Apagou. A lua Vai  alta. Na rede Quieta A moça Adormece Sòzinha,. É  madrugadinha. |                          
   
                      
                        |  |  DeLUNGOGIORNO
 Poesie
 a cura di Enzo di Poppa
 Siena: Casa Editrice Maia, 1952
   STORIA LOCALE
 I giovanni non sanno quando si fondò la città;
 neppure i vecchi lo sanno,
 perché già da molto tempo avanti era cosi.
 
 Sul poggio del campsanto il popolo ha eretto una gran croce.
 Candele per i defunti
 portate dalle ragazze del luogo,
 paurose di non sposarsi.
 
 Anche le nonne facero cosi.
                   (Da Provincia, 1926-1928)
 
 IL DELIZIOSO ISTANTE
 
 Il crepuscolo è sceso lentamente,
 E, por essendo il cielo ancora chiaro,
 la città è rimasta in penombra.
 
 Sta per cadere la será;
 stanno per accendersi i fanali.
 E sparirà questa delicata incertezza.
 
 É il momento di partire per sempre, senza dolore...
 
 (Da Poemetos de ternura e de melancolia, 1919-1922)
   EPITALAMIO   V´è  qualcuna che mi aspetta: qualcuna  ai cui miti occhi appaio idealizzato  da virtú che non possiedo. Qualcuna  che a volte si morde impaziente le labbra e  a volte rimane a guardare il cader della sera, come  se nel cader della sera vi fosse un segreto.   Qualcuna  che solo questa parola m'ispira:                                                         [«  Sorella! »  Qualcuna  che mi aspetta, lo so...  Qualcuna  che un giorno sulle mani purissime e lievi  mi  offrirà la sua corona di fiori d'arancio,  nascondendo  il volto, forse sorridendo.  E  io resterò incerto, con pudore, senza saper che                                                                   [fare.  Puo  darsi per l'ultima volta le ripeta:                                                         [«  Sorella! » (Da Poemetos de ternura e de melancolia, 1919-1922)
     CANZONE  DEL SANGUE E DELLE ROSE   Per cogliere  le poche rose  di  questo mazzetto festivo  ferii  le mie mani amorose.  Mio  sangue... piccole rose...  È  pooo, ma é sangue vivo.   Pare  che il sangue delle rose  sia  corso per ogni ferita: vermiglie  gocciole odorose...   Ah, cogliere  a prezzo sí lieve  in  quel che mi resta di vita  tutto  ch'essa ancora mi deve!               (Da Canções de amor, 1922-1925)     PUPATTOLI   Questo  gesto di portare un dito alle labbra  fa  di me un bambino e di essa una pupattola. Mi  vien voglia di averla morta, di vederle dentro  di  che è fatto il suo corpo.   Questo  gesto di stringermi al suo petto  fa  di me un pupattolo e di essa una bambina.  Mi  vien voglia di divertirla: che il mio corpo  cada  a pezzi nelle sue mani.   Siccome  dunque siamo bambino e bambina, restiamo  a giocare, così pieni di candore che  non è credibile nel gioco vi sia un qualche male.   Siccome  tutt'e due siamo bambino e bambina, subito  ci stanchiamo e dormiamo tranquilli in  un ingenuo abbandono di pupattoli infranti.               (Da Cancioneiro do ausente, 1932-1943)       Extraído de  MIRAGLIA, Tolentino.  Piccola Antologia poetica brasiliana.  Versioni.   São Paulo: Livraria Nobel, 1955.   164 p.  Ex. bibl. Antonio Miranda    
                      NOTTURNO SULLA  SPIAGGIA DISERTA Finestra  aperta verso l'ombra,
 Vento che  arriva e porta la dolcezza,
 Onda che  canta sulle roccie,
 Notte  lavata dal salnitro,
 Odorosa  di boschi e di spuma.
 Riposo di  tutti i dubbi,
 Ninna-nanna  dei conformati,
 Mani  scaldate da altre mani,
 Pura materia senza  ricordi,
 Lontana dall’ozioso mistero.
 Mescolanza di corpi e di anime,
 Non si sa  s'è mare, s'è notte;
 Appeni  delizia, ritmo e odore,
 Un  viaggio che non ha nome,
 Il naufrágio dell’ingratitudine.
   Página publicada em  janeiro de 2010; ampliada em janeiro de 2016.   |