POESIA BRASILIANA – POETI BRASILIANI 
                    Traduzioni di Giampaolo Tonini 
                    
                     
                      FERREIRA GULLAR  
                       
                       
                      José Ribamar Ferreira  (Ferreira Gullar). N. a São Luis, capitale  dello stato di Maranhão, il 10 settembre 1930.   Poeta, saggista e critico d´arte. A diciannove  anni publica um libro di poesia, Um pouco acima do chão, che sara il  principale punto di riferimento nelle prese di posizione assunte nella  definizione della  sua poetica  sperimentale. Subito dopo, nel 1951, si transferice a Rio de Janeiro dove  lavora como giornalista, con intensa attività nel settore critico delle arti visive.  Participa nel 56 al movimento della “Poesia concreta”, con il quale rompe nel  59 quando scrive il manifesto della “Poesia neoconcreta”. Finita la stagione  della poesia sperimentale, assume definita posizione di impegno politico, con  risonanze nella sua poesia. Esercita da allora diversi incarichi di direzione  di organi ufficiali nel settore della cultura. Perseguitato politico nel  período dei governi militari instaurati nel 64, vive esiliato all´estero per  diversi anni. 
                        Altri libri di poesia pubblicati: A luta  corporal (1954), Poemas neoconcretos (1958), João Boa-Morte marcado pra morrer (1962), Quem matou Aparecida (1962), A luta corporal e Novos Poemas (1966), Por você por mim; Dentro da noite veloz (1975), Poema sujo (1976), Antologia poética (1978), Na vertigem do dia (1980). 
                      [POETI  BRASILIANI CONTEMPORANEI a cura di Silvio Castro,  traduzioni i Giampaolo Tonini.  Venezia: Centro Internzionale della  Grafica di Venezia, 1997.  (Quaterni Internazionali di Poesia – 1) Opera  pubblicata con contributo del Ministério da Cultaura do Brasil / Fundação  Biblioteca Nacional / Departamento  
                      Nacional do Livro.  
    GALO GALO 
                             
                        O galo 
                        no saguão quieto. 
   
                        Galo galo 
                        de alarmante crista, guerreiro, 
                        medieval 
   
                        De córneo bico e 
                        esporões, armado 
                        contra a morte, 
                        passeia. 
   
                        Mede os passos. Pára. 
                        Inclina a cabeça coroada 
                        dentro do silêncio 
  — que faço entre as coisas? 
  — de que me defendo? 
                                                            Anda 
                        no saguão. 
                        O cimento esquece  
                        o seu último passo. 
   
                        Galo: as penas que 
                        florescem da carne silenciosa 
                        e o duro bico e as unhas e o olho 
                        sem amor. Grave 
                        solidez. 
                        Em que se apóia 
                        tal arquitetura? 
   
                        Saberá que, no centro 
                        de seu corpo, um grito 
                        se elabora? 
   
                        Como, porém, conter, 
                        uma vez concluído, 
                        o canto obrigatóri? 
   
                        Eis que bate as asas, vai 
                        morrer, encurva o vertiginoso pescoço 
                        donde o canto rubro escoa. 
   
                        Mas a pedra, a tarde, 
                        o próprio feroz galo 
                        subsistem ao grito. 
   
                        Vê-se: o canto é inútil. 
   
                        O galo permanece — apesar 
                        de todo o seu porte marcial — 
                        só, desamparado, 
                        num saguão do mundo. 
                        Pobre ave guerreira! 
   
                        Outro grito cresce 
                        agora no sigilo 
                        de seu corpo: grito 
                        que, sem essas penas 
                        e esporões e crista 
                        e sobretudo sem esse olhar 
                        de ódio, 
                   não seria tão rouco 
                        e sangrento. 
   
                                 Grito,  fruto obscuro 
                        e extremo dessa árvore: galo. 
                        Mas que, fora dele, 
  é mero complemento de auroras. 
   
   
           GALLO GALLO 
   
           Il gallo 
           nel cortile quieto. 
   
                     Gallo gallo 
           d´allarmente  cresta, guerriero, 
           medievale 
   
           dal córneo becco e 
           sporoni, armato 
           contro la morte, 
           passeggia. 
   
           Misura i passi.  S´arresta. 
           Inclina la testa coronata 
           nel più gran silenzio 
           — que ci faccio io qui? 
           — da che mi difendo? 
                      
                                                                     Cammina 
           pel cortile. 
           Il cemento dimentica 
           il suo ultimo passo. 
   
           Gallo: le penne che 
           fioriscono dalla carne silenziosa 
           e il duro becco e le unghie e  l´occhio 
           senz´amore. Grave 
           solidità. 
           Su che s´appoggia 
           tal architettura? 
   
                Saprà che, al centro 
                del suo corpo, un grido 
                si elabora? 
   
                E, como contenere, 
                una volta concluso, 
                il canto obbligatorio? 
   
                Ecco che batte le ali, ora 
                morirà, inarca il  vertiginoso collo 
                donde il canto saguigno  sgorga. 
   
                Ma la pietra, il meriggio, 
                lo stesso feroce gallo 
                resistono al grido. 
   
                Si vede: il canto è  inutile. 
   
                Il gallorimane — nonostante 
                tutto il suo portamento  marziale — 
                solo ed inerme, 
               in un cortile del mondo. 
               Povero uccello guerriero! 
   
               Un alto grido cresce 
               ora nel segreto 
               del suo corpo: grido 
               che, senza quelle penne 
               e speroni e cresta 
               e soprattuto senza quello  sguardo 
               di odio, 
                             non sarebbe cosi roço 
               e sanguinoso.              
                      Grido, frutto oscuro 
                      
                                                   ed estreni di  quell´albero: gallo. 
                                                     Ma che, fuori  di lui, 
                                                     è mero  complemento di aurore. 
                       
                       
                          UM HOMEM RI 
   
                        Ele ria da cintura para cima. Abaixo 
                        da cintura, atrás, sua mão 
                        furtiva 
                        inspecionava na roupa 
   
                        Na frente e sobretudo no rosto, ele ria, 
                        expelia um clarão, um sumo 
                        servil 
                        feito uma flora carnívora se esforça na beleza da corola 
                        na doçura do mel. 
                        Atrás dessa auréola, saindo 
                        dela feito um galho, descia o braço 
                        como a mão e os dedos 
                        e à altura das nádegas trabalhavam 
                        no brim azul das calças 
           (como um animal no campo na  primavera 
           visto  de longe, mas 
           visto de perto, o focinho, sinistro, 
           de calor e osso come o capim do  chão) 
                        O homem lançava o riso como o polvo lança a sua tinta e foge 
                        Mas a mão buscava o cós da cueca 
                        talvez desabotoada 
                        um calombo que coçava 
                        uma pulga sob a roupa 
                        qualquer coisa que fazia a vida pior 
   
   
           UM UOMO RIDE 
   
           Egli rideva dalla cintgola in su.  Sotto 
           la cintola, dietro, la sua mano 
           furtiva 
           ispezionava tra i panni 
   
           Per devanti e sporattutto in  viso, rideva, 
           espelleva una luce viva, un succo 
           servile 
           come un fiore carnívoro si  prodiga nella bellezza della corolla 
           nella dolcezza del nettare 
           Dietro quell´aureola, apuntando 
           como un ramo, acendeva il braccio 
           con la mano e le dita 
           e all´altezza delle natiche  frugavano 
           nel cotone azzuro dei pantaloni 
                     (come un animale nei  campi in primavera 
                     visto da lontano, ma 
                     visto da vicino, il  muso, sinistro, 
                     di calore e osso mangia  l´erba del suolo) 
           L´uomo  lanciava il riso come il polpo lancia il suo Nero e fugge 
                 Ma la mano cercava il  fondo delle mutande 
           forse sbottonate 
           una ciste che prudeva 
           una pulce sotto i panni 
           qualcosa che rendeva la vita  peggiore 
   
                        =========================================== 
   
  UM PROGRAMA  DE HOMICIDIO 5 
   
                        Vai o animal no campo; ele é o campo como o capim, que é o campo se dando para  que haja sempre boi e campo;que campo e boi é o boi andar no campo e comer do  sempre novo chão, Vai o boi, árvore que muge, retalho da paisagem em  caminho.Deita-se o boi, e rumina, e olha a erva a crescer em redor de seu  corpo, para o seu corpo, que cresce para a erva. Levanta-se o boi, é o campo  que se ergue em suas patas para andar sobre o seu dorso. E cada fato é já a  fabricação de flores que se erguerão do pó dos ossos que a chuva lavará, 
           quando for o tempo. 
   
   
           UN PROGRAMA DI OMICIDIO 5 
   
           Va l´animale pel campo; egli è il  campo come l´erba, che è il campo che si offre perché ci sai sempre bue e  campo, che campo e bue è il bue che va pel campo e mangia dall sempre nuova  terra. Va il bue, albero che muggisce, frammento del paesaggio in movimento. Si  stende il bue, e rumina, e guarda l´erba crescere attorno al suo corpo, per il  suo corpo, che cresce per l´erba. Si alza il bue, è il campo che si erge sulle  sue zampe per camminare sul suo dorso. E ogni evento è dia la fabbricazione di  fiori che si ergeranno dalla polvere della ossa che la pioggia laverà, 
                     quando sarà il tempo. 
                      
                      ======================================== 
                             
                             
                            OVNI 
                             
                        Sou uma coisa entre coisas 
                        O espelho me reflete 
                        Eu (meus  
                        olhos) 
                        reflito o espelho 
                                         Se  me afasto um passo 
                     o espelho me esquece: 
                     — reflete a parede 
                     a janela aberta. 
   
                     Eu guardo o espelho 
                     o espelho não me guarda 
                     (eu guardo o espelho 
                     a janela a parede 
                     rosa 
                     eu guardo a mim mesmo 
                     refletido nele): 
                     sou possivelmente  
                     uma coisa onde o tempo 
                     deu defeito 
                       
                      OVNI 
                             
                        Sono una cosa tra cose 
                        Lo specchio mi riflette 
                        Io (i miei 
                        occhi) 
                        rifletto lo specchio 
   
                        Se m´allontano d´um passo 
                        lo specchio mi scorda 
  — riflette la parete 
                        la finestgra aperta. 
   
                        Io guardo lo specchio 
                        lo specchio non mi guarda  
                        (io guardo lo specchio 
                        la finestra la parete 
                        rosa 
                        io guardo me stesso 
                        in esso riflesso): 
                        sono probabilmente 
                        una cosa in cui il tempo 
                        s´è guastato. 
                       
                        =========================================== 
   
              ARTE POÉTICA 
   
             Não  quero morrer não quero 
             apodrecer no poema 
             que o cadáver de minhas tardes 
             não venha feder en tua manhã  feliz 
                                        e o  lume 
            que tua boca acenda acaso das palavras 
            — ainda que nascido da morte — 
                                       some-se 
                                        aos  outros fogos do dia 
            aos barulhos da casa e da avenida 
                                        no  presente veloz 
   
            Nada que se pareça 
            a pássaro empalhado múmia 
            de flor  
            dentro do livro 
                                        e o  que da noite volte 
            volte em chamas 
                     ou em chaga 
                           vertiginosamente como o jasmim 
            que num lampejo só 
            ilumina a cidade inteira 
   
   
                              ARTE POETICA 
   
                              Non voglio  morire non voglio 
                              imputridire  nel verso 
                              che il cadáver  delle mie sere 
                              non  infetidisca il tuo mattino felice 
                                                          e  il lume 
                              che la tua  bocca accende forse con parole 
                              — anche se  nato dalla morte — 
                                                          si  sommi 
                                                          agli  altri fuochi del giorno 
                              ai frastuoni  della casa e del viale 
                                                          nel  presente veloce 
   
                              Nulla che  rassomigli 
                              a uccello  impagliato mummia 
                              di fiore 
                              dentro il  libro 
                                                          e  quel che dalla notte torni 
                              torni in  fiamme 
                                        o in  piaghe 
                                              vertiginosamente come el gelsomino 
                              che in un  lampo solo 
                              ilumina la  città intera 
                      ========================================= 
                       
                               SUBVERSIVA 
                             
           A poesia 
           quando chega 
                              não respeita  nada. 
           Nem pai nem mãe. 
                                        Quando  ela chega 
           de qualquer de seus abismos 
           desconhece o Estado e a Sociedade  Civil 
           desrespeita o Código de Águas 
                                                      relincha 
           como puta 
                     nova 
                     em frente ao Palácio da  Alvorada. 
   
           E só depois 
           reconsidera: beija 
                                        nos  olhos os que ganham mal 
                                        embala  no colo 
                                        os  que têm sede de felicidade 
                                        e de  justiça 
   
           E promete incendiar o país 
   
                      
                              SOVVERSIVA 
   
                              La poesia 
                              quando arriva 
                                                 non  rispetta nulla. 
                              Né padre ne  madre. 
                                                          Quando  lei arriva 
                              de qualcuno  dei suoi abissi 
                              disconosce lo  Stato e la Società Civile 
                              non rispetta  il Codice delle Acque 
                                                                             nitrisce 
                              qual puttana 
                                        giovane 
                                            davanti al Palazzo Presidenziale 
   
                                 E solo  dopo 
                                 si  revvede: bacia 
                                                     sugli occhi chi guadagna poco 
                                                      culla gtra le braccia 
                                                      chi há sete di felicita 
                                                      e di giustizia 
   
                                 E promette  di incendiare il paese 
                      ===================================== 
               
                      TEU CORPO 
                               
                        O  teu corpo muda 
                          independente de ti. 
                          Não te pergunta 
                          se deve engordar. 
   
  É um ser estranho 
                          que tem o teu rosto 
                          ri em teu riso 
                          e goza com teu sexo. 
                          Lhe dás de comer 
                          e ele fica quieto. 
                          Penteias-lhe os cabelos 
                          como se fossem teus. 
   
                          Num relance, achas 
                          que apenas estás 
                          nesse corpo. 
                          Mas como, se nele 
                          nasceste e sem ele 
                          não és? 
                          Ao que tudo indica 
                          tu és esse corpo 
  — que a cada dia 
                          mais difere de ti. 
   
                          E até já tens medo 
                          de olhar no espelho: 
                          lento como nuvem 
                          o rosto que eras 
                          vai virando outro. 
   
                          E a erupção 
                          que te surge no queixo? 
                          Vai sumir? alastrar-se 
                          feito impingem, câncer? 
                          Poderás detê-la 
                          com Dermobenzol? 
                          ou terás que chamar 
                          o corpo de bombeiros? 
   
                          Tocas o joelho: 
                          tu és esse osso. 
                          Olhas a mão: 
                          tu és essa mão. 
                          A forma sentada 
                          de bruços na mesa 
  és tu. 
                          Quem se senta és tu, 
                          quem se move (leva 
                          o cigarro à boca, 
                          traga, bate a cinza) 
  és tu. 
                          Mas quem morre? 
                          Quem diz ao teu corpo — morre — 
                          quem diz a ele — envelhece — 
                          se não o desejas, 
                          se queres continuar vivo e jovem 
                          por infinitas manhãs? 
   
   
           IL TUO CORPO 
   
           Il tuo corpo muta 
           indipendente da te. 
           Non ti domanda 
           se deve ingrassare. 
   
           È un essere strano 
           che há il tuo volto 
           ride nel tuo riso 
           e gode col tuo sesso. 
            Gli daí da mangiare 
            ed egli resta quieto. 
            Gli pettini i capelli 
            come fossero tuoi. 
   
            In breve, credi 
            solo di stare 
            in quel corpo. 
            Ma come, si in lui 
            sei nato e senza lui 
            non sei? 
            Da tutti gli indizi 
            tu sei quel corpo 
            — che di giorno in giorno 
            più differisce da te. 
   
           E ormai hai anche paura 
           di guardarti allo specchio: 
           lento come nuvola 
           il volto che eri 
           sta diventando un altro 
   
           E l´eruzione 
           che ti spunta sul mento? 
           Sparrirà? s´entenderà 
           come impetigine, cancro? 
           Potrai contenerla 
           con Dermobenzol 
            o dovrai chiamare 
           il  corpo dei pompieri 
   
            Tocchi il ginocchio: 
           tu sei quell´osso. 
           Guardi la mano: 
                      
                        tu sei quella mano. 
                                   La forma seduta 
                                   piegata sul tavolo 
                                   sei tu. 
                                   Chi si muove (mette 
                                   la sigaretta in bocca, 
                                   aspira, scuote la cenere) 
                                   sei tu. 
                          Ma chi muore? 
                          Chi dice a lui — invecchi — 
                          se non lo desideri, 
                          se vuoi contuare vivo e Giovane 
                          per infiniti mattini? 
                          
                       
                                         DESASTRE 
                       
                    Há quem pretenda 
                              que seu  poema seja 
                              mármore 
                              ou cristal  — o meu 
                    o queria pêssego 
                                        pêra 
                                        banana apodrecendo num prato 
                    e se possível 
                    numa varanda 
                    onde pessoas  trabalhem e falem 
                    e donde se ouça 
                                                  o barulho da rua. 
 
                                       Ah  quem me dera 
                                       o  poema podre! 
 
                    a polpa fendida 
                                        exposto 
                     o avesso da voz 
                                                 minando 
                                         no prato 
                      o licor a química 
                                         das sílabas 
                                                         o  desintegrando-se cadáver 
                                          das metáforas 
                                           um poema 
                                           como um desastre em curso. 
 
 
                               DISASTRO 
 
                               C´è chi  desidera 
                                     che  la sua poesia siaa 
                                       marmo 
                                      o  cristallo — la mia 
                               la vorrei pesca 
                                                  pera 
                                                  banana marcescente in un piatto 
                               e se  possibile 
                               in una  terrazza 
                               dove  persone lavorino e parlino 
                               e dove si  senta 
                                                           il frastuono della via. 
 
                                                    Ah fosse essa 
                                                    la poesia marcia! 
 
                               la polpa  spaccata 
                                                    poesia esposta 
                               il  rovescio della voce 
                                                            spargente 
                                                    nel piatto 
                               il liquore  la chimica 
                                                    delle sillabe 
                                                                     o  desintegrantesi cadáver 
                                                    delle metafore 
                                                    una poesia 
                                                   come un disastro in corso. 
                                                        
 
Página publicada em outubro de 2008,                                 
                   
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