CECILIA MEIRELES
1901–1964)
TEXTO EM PORTUGUÊS / TEXTO EN ITALIANO
RETRATO EM LUAR
Meus olhos ficam neste parque,
minhas mãos no musgo dos muros,
para o que um dia vier buscar-me,
entre pensamentos futuros.
Não quero pronunciar teu nome,
que a voz é o apelido do vento,
e os graus da esfera me consomem
toda, no mais simples momento.
São mais duráveis a hera, as malvas<
que a minha face deste instante.
Mas posso deixá-la em palavras,
gravada num tempo constante.
Nunca tive os olhos tão claros
e o sorriso em tanta loucura.
Sinto-me toda igual às árvores:
solitária, perfeita e pura.
Aqui estão meus olhos nas flores,
meus braços ao longo dos ramos:
e, no vago rumor das fontes,
uma voz de amor que sonhamos.
TEXTO EN ITALIANO
RETRATTO AL CHIAR DI LUNA
Trad. Anton Angelo Chiocchio
Lascio i miei occhi in questo parco
le mani nel muschio dei muri,
per quegli che un giorno a cercarmi
verrà, tra pensieri futuri.
Non voglio chiarmarti per nome:
parrebbe il sibilo del vento;
brucio tra i gradi della sfera
turra, nel símplice momento.
Durano più l´edera, l´erba
che il viso mio di quest´instante.
Ma psso fissarlo in parole,
scolpirlo in un tempo costante.
Mai gli occhi ho avuti tanto chiari
e folle il riso, come l´aria...
mi sento tutta uguale agli aberi:
perfetta, pura e solitaria.
Qui l´occhio mio vede dal fiore,
qui il braccio mio teso à nel ramo,
que voci d´acque vaghe echeggiano
quella d´amore che sognamo.
Extraído de:
CHIOCCHIO, Anton Angelo. Cinque notturni brasiiani. Rio de Janeiro, GB: Edições GRD, 1964. 31 p. 14x22 cm. “ Anton Angelo Chiocchio “
Inclui poemas (em Português e Italiano traduzidos por Anton Angelo Chiocchio) de Tasso da Silveira (Noturno/Nottuno); Murilo Araujo (Canção da lua que lava/Canzone dela luna lavandai); Cecília Meireles (Retrato em luar/Ritrato al chiar di luna); Vinicius de Moraes (O Poeta e a lua/Il poeta e l aluna); Ribeiro Couto (Luar do Sertão/Luna agreste).
VIGILANZA
La stella nascente porto un triste presagio:
si inclino il mio capo e pianse Ia mia fronte:
che ne è delle barche dei mio orizzonte?
Se io dormo, dove andranno queste barche erranti,
dentro le quali il destino trasporta
anime di angoscia indugiante e cieca?
E come addormentarsi in quest'Isola in soprassalto,
se il pericolo dei maré nel mio sangue si agita,
e io sono, per chi naviga, l'etemamente afflitta?
Forse un dio mi dará forza tanto potente
per cosi resistere tutta la vita desta
e con gli dei contenere la sicura tempesta?
La stella nascente aveva tale bellezza
che per mia volontà la elessi mia sorte.
Ma la bellezza è l'altro profilo delia sofferenza,
e solo merita la vita chi è padrone delia morte.
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DONNA ALLO SPECCHIO
Oggi, che io sia questa o quella,
poco m´importa.
Voglio solo apparire bela,
poichè, sarà como sarà, sono morta.
Già fui bionda, glià fui bruna,
già fui Margherita e Beatrice.
Già fui Maria e Maddalena.
Solo non potei essere come volevo.
Che male fa questo colore finto
dei miei capelli, e del mio viso,
se tutto è tinta: il mondo, la vita,
l agiota, il dolore?
Di fuori sarò come pare
ala moda, che mi sta annientando.
Che se ne vadano pelle e viso sciupato
al mulla, non m´importa quando.
Ma colei che vide, cosi decadenti
occhi, braccia e i sogni suoi,
e morì per i suoi peccati,
parlerà con Dio.
Palerà, coperta di luci,
dall´alto dela pettinatura alla rubra caviglia.
Perché alcuni siprano sopra croci,
altri, cercandosi nello sepecchio.
Do/De/from:
MEIRELES, Cecilia. Mare assoluto e altre Poesie di Cecilia Meireles. Traduzione di Mirella Abriani, Luglio, Itália: Lineacultura, 1997. 69 p. Capa de Ninnj Di Stefgano Busà e ilustrações de Alessandra Marinoni. formato 14.5 x 21 cm. Col. A.M. (EA)
MEIRELES, Cecília. Poemas italianos com a versão italiana de Edoardo Bizzarri. São Paulo: Instituto Cultural Italo-Brasileiro, 1968. 160 p. 18x25 cm. “ Cecília Meireles “ Ex. bibl. Antonio Miranda
QUEL CHE MI DISSE IL MORTO DI POMPEI XVII.
Alzami dalla cenere in cui giaccio,
rendi ai miei occhi il loro lume antico!
La lingua inerte nella bocca spiega,
drizza i miei passi, portami con tè!
Lascia la morte sol con la mia alma,
per aver suo riflesso in quel ch'io dico.
E per la terra nuovamente andrò,
— forma effìmera già disincantata —
ricordando l'amaro che conobbi,
nuova provando la pena passata,
insegnando a sentir l'amor che muore,
e amar tutte le maschere del nulla.
A stare, al tempo stesso, e lungi e presso,
a esser multiplo, unanime e indiviso,
poiché rimasi sveglio in piena morte,
e so quello ch'esiste e quel che è d'uopo.
Alzami dalla cenere in cui giaccio,
che io ti spieghi l'Inferno e il Paradiso.
La lingua inerte nella bocca spiega,
che i morti sanno ancor più dei Profeti.
Fammi di nuovo andar, libero e sgombro,
tra le forme, incomplete, di voi vivi.
Dimmi solo se c'è chi udir mi possa!
Se no, lasciami nelle quiete ceneri.
O QUE ME DISSE O MORTO DE POMPÉIA XVII
Levanta-me da cinza em que me encontro,
põe nos meus olhos o seu lume antigo!
Desdobra-me na boca a língua imóvel,
ergue os meus passos, leva-me contigo!
Deixa a morte somente com a minha alma,
para haver seu reflexo no que digo.
Andarei pela terra novamente,
— forma efémera já desencantada —
recordando a tristeza que sabia,
provando de outro modo a dor passada,
ensinando a sentir o amor que morre,
e a amar todas as máscaras do nada.
E a estar, ao mesmo tempo, longe e perto,
e a ser múltiplo, unânime e indiviso,
porque estive acordado em plena morte,
e sei tudo o que existe e o que é preciso.
Levanta-me da cinza em que me encontro,
para explicar-te o Inferno e o Paraíso!
Desdobra-me na boca a língua imóvel,
que os mortos sabem mais do que os Profetas.
Faze-me andar de novo, isento e livre,
entre as formas dos vivos incompletas.
Dize-me apenas se há quem possa ouvir-me!
Senão, deixa-me estar nas cinzas quietas.
ARCO X
I volti sono irriconoscibili;
e dovevano essere belli.
Il ricordo delle vittorie si è affievolito:
— eppure, furono celebri.
Dell'imperatore che passò, nessun vestigio:
— e fu cosi poderoso.
Ma il vento che danzava nelle pieghe della veste
— ed era vento lieve! —
continua lì a danzare.
Vedete!
Ed era il vento.
D vento sognato, appena.
Lì è prigioniero il vento che sempre fugge.
La pietra, che non si muove, ondeggia.
Danza. Per sempre.
E la mano dell'artista, da molti secoli,
è anche vento.
X. ARCO
As faces estão irreconhecíveis:
e deviam ser belas.
A lembrança das vitórias atenuou-se:
— e, no entanto, eram célebres.
Do imperador que passou, não há vestígios:
— e foi tão poderoso.
Mas o vento que dançava nas pregas do vestido
— e um vento leve! —
continua a dançar ali.
Vede!
E era o vento.
O vento sonhado, apenas.
Ali está preso o vento que sempre foge.
A pedra, que não se move, ondula.
Dança. Para sempre.
E a mão do artista, há muitos séculos,
é também vento.
POESIA SEMPRE. Revista da Biblioteca Nacional do RJ. Ano 1 – Número 2 – Julho 1993. Rio de Janeiro: Fundação Biblioteca Nacional / Ministério da Cultura – Departamento Nacional do Livro. ISSN 0104-0626m Ex. bibl. Antonio Miranda
Solombra
oglio una solitudine, voglio un silenzio,
una notte di abisso e l'anima inconsutile,
per obliare che vivo — liberarmi
dalle pareti, da tutto ciô che imprigiona:
attraversare indugi, vincere tempi
pullulanti di ostacoli ed intrighi,
spezzare limiti, estinguere mormorii,
lasciar cadere le frivole colonne
di allégorie vagamente erette.
Essere la tua ombra, la tua ombra, soltanto,
vedendo e sognando alla tua ombra
l'esistenza dall'amore resuscitata.
Parlare con te nel deserto.
Traduzione di Mercedes La Valle
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