LUCIO COSTA
Poema di Antonio Miranda
Traduzione di Marcia Theophilo
Spazi liberi,
volumi equilibrati.
Trattini d’unione.
Linee che si intersecano
in segni di croce
o di Croce del Sud.
Forse era l’ombra di un aereo?
Di un uccello?
Ali di Santos Dumont?
Allegoria e fantasia.
Linee nelle direzioni
dei punti cardinali,
delle frontiere, confini:
fino a dove arriva la geografia,
fino a dove si parli portoghese.
Brasilia:
un incontro marcato
e demarcato
nel Quadrilatero Cruls,
come un’inscrizione majoara,
come il marchio del bestiame
sertanejo, amorial,
stendardo del Divino
di tutte le regioni.
Un sogno urbanizzato
socializzato
miscigenazione
nazione…
o era il punto di interrogazione?
Architettura di un progetto nazionale
di strutture metalliche
viali monumentali
operai ingegneri emigranti
di tutti i quadranti
in cantiere di
sogno e cemento.
Voleva spezzare
le strutture sociali.
Spezzare paradigmi
odiose discriminazioni.
Architettura
come un marco.
Urbanismo
come patto
sociale.
Malgrado la realtà.
Nella libertà delle astrazioni
nell’uniformità dei
concetti estetici
modellanti.
Come un seme
come una proposta
sovversiva
come un’anticipazione
di un sogno possibile
perché determinista.
Lucio credeva
che la città piantata
nella coscienza degli uomini
poteva redimerli.
Trasformarli.
Città viva
organica
germogliando dalla terra
del bosco vergine
nell’Altopiano Centrale.
Città - monumento
degli ideali patri
o alchimia
e simmetria
sebastianista
Antonio Conselheiro[9]
alzando muraglie
accogliendo i migrante
gli esiliati
candangos[10]
oltre le contraddizioni.
Lucio ha piantato una cittadella
un’idea
un progetto di futuro
che credeva irreversibile.
Come un faro
come un presepio
come un baluardo
per accogliere la nazionalità
e ridirmela
consacrarla
proiettarla nel domani
in comunione.
Spazio di vita
e immanenza.
[CANTO BRASILIA. Brasília: Thesaurus, 2001] |