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ANGELI PERVERSI

POEMA DI  ANTONIO MIRANDA*

Illustr. di Zenilton de Jesus Gayoso Miranda

Trad. Francesca Felici

Angeli scendono dagli altari e oratori
si svestono di tuniche e ali,
rinnegano gli ornamenti e i paramenti
escono alla luce del sole per la loro remissione.

Fanno della perversione una forma di esorcismo,
del crimine l’ ultima penitenza,
corrompendosi alla ricerca della salvezza.

Santi-di-legno-vuoto, di gesso,
santi senza sesso verso il rogo,
per esecrare la loro inutilità.
Liberi dalla maledizione dell’oziosità.

Che i corpi si rotolino nel fango,
si imbrattino con sudore e tremori
carnali, a letto, nei giardini corrotti.

Che si abbandonino ai deliri sofferti, agli entusiasmi
della condizione umana e delle sue stravaganze
alle deviazioni come direzione della vita
- per il perdono divino e la santitá.

Che gli angeli assumano la propria colpa
e chiedano scusa per tanta ipocrisia
per la superbia di giudicarsi casti.
Che si sappia: angeli non sono santi.



 
 
 
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